Sicilia, il Tribunale fallimentare di Messina ha rigettato il concordato di Messinambiente

Nella precedente udienza di settembre, i creditori si erano opposti all’accoglimento del concordato da parte...

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Nella precedente udienza di settembre, i creditori si erano opposti all’accoglimento del concordato da parte del tribunale di Messina, tra i quali l’Agenzia delle Entrate che aveva un credito di circa trenta milioni, tanto da proporre istanza di fallimento dopo che nel 2014 aveva inoltrato un pignoramento, la cui opposizione di Messinambiente venne rigettata, per cui divenne esecutivo.

Adesso la sezione fallimentare del Tribunale di Messina ha emesso il seguente dispositivo che chiuderebbe questa prima fase: «Visti gli art. 179 e 162 legge fall., dichiara l’improcedibilità del concordato preventivo proposto da Messinambiente spa in  liquidazione, aperto con decreto del 6 ottobre 2017. Dispone con separato provvedimento in ordine all’istanza di fallimento formulata dal Pubblico ministero».

La richiesta di concordato di agosto 2017 era stata ammessa dal Tribunale. A fine settembre dello stesso anno, con una delibera del Consiglio Comunale di Messina, ma con parecchi assenti, sedici consiglieri avevano votato favorevolmente al piano di rientro dai debiti di Messinambiente, impegnando una spesa di 30 milioni cui la metà all’Agenzia delle Entrate e la rimanete parte da suddividere tra i vari creditori. Senza quella delibera Messinambiente sarebbe già stata dichiarata fallita da diverso tempo poiché questa era stata la richiesta

I debiti di Messinambiente sono anche il Tfr dei dipendenti, per contributi previdenziali con l’Inpdap (Istituto nazionale di previdenza e assistenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica che dal 2011 con il governo Monti fu trasferito all’INPS) e per altri debiti soprattutto coi fornitori.

In totale i debiti ammonterebbero a circa 100 milioni. Il solo comune di Messina, in quanto utente della Messinambiente, avrebbe con quest’ultima un debito di circa 35 milioni di euro. In atto il Comune di Messina è anche il socio di maggioranza, se non di fatto unico. Si legge infatti nel sito di Messinambiente “La Messinambiente S.p.A. è una società per azioni statutariamente a capitale misto pubblico-privato, operativa dal 18 ottobre 1998, con Capitale Sociale interamente versato. Nel 2006 il socio privato che possedeva il 49% delle azioni le ha cedute al Comune di Messina che le ha momentaneamente rilevate nelle more di individuare un nuovo partner”.

Da circa un anno la raccolta rifiuti nella Città di Messina è stata affidata a Messina Servizi Bene Comune, altra S.p.a. partecipata del Comune di Messina di cui è socio unico e nella quale sono confluiti i lavoratori di Messinambiente e Ato3 oltre che i servizi di queste ultime, quali: spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani; servizi connessi alla gestione dei centri di valorizzazione e pressatura dei rifiuti secchi provenienti dalla raccolta differenziata, di trattamento della frazione umida previsto a Mili; gestione post – operativa delle discariche dismesse; manutenzione delle aree a verde del Comune di Messina.

Tutta la vicenda dal punto di vista degli sviluppi giurisprudenziali si presenta anche imprevedibile. Il cosiddetto Giudice contabile, ovverosia la Corte dei Conti, infatti, ha funzione giurisdizionale nelle materie di contabilità pubblica, rientrando nella sua competenza i giudizi di responsabilità amministrativa e contabile dei pubblici funzionari, ha potestà giudiziale piena, non sottoposta ad alcun limite circa l’accertamento di atti, fatti e comportamenti; esercita un controllo esclusivo e può estendere il processo anche ad altri soggetti non chiamati a parteciparvi. E il generale orientamento giurisprudenziale della Cassazione anche a Sezioni Unite (Cass. civ., SS. UU., 12 dicembre 2013, n. 27733, che richiama, sul punto, Cass. n. 26806 del 2013) è che il danno erariale, dai più ritenuto di natura non patrimoniale, rappresentato dal danno all’immagine dell’ente partecipante, ben può essere lesa dal comportamento illegittimo dell’amministratore o del componente dell’organo di controllo della partecipata.  In questi casi, sottolinea la Cassazione, si è ”in presenza di un cosiddetto danno erariale, ossia di un danno provocato dall’agente al patrimonio dell’ente pubblico, come ad esempio accade nel caso del danno all’immagine della pubblica amministrazione”.

Intanto, sulla pagina del neoSindaco di Messina De Luca si legge: ”PURTROPPO SUL CONCORDATO PREVENTIVO DI MESSINA AMBIENTE AVEVO RAGIONE IO: si trattava di un criminale sistema di scatole cinesi costato svariati milioni di euro nel vano tentativo di tenere in piedi un sistema clientelare e parassitario spesso attinto da profili di illiceità; BOCCIATO IL CONCORDATO PREVENTIVO DI MESSINA AMBIENTE ! A GIORNI SARÀ FORMALIZZATO IL FALLIMENTO DI MESSINA AMBIENTE ! Ma nel settore di raccolto dei rifiuti i colpi di teatro non sono finiti qui ! Dopo che sarà completata l’azione straordinaria di pulizia della città completeremo l’azione di bonifica del sistema rifiuti rendendo pubblici tutti i retroscena che hanno messo in ginocchio la città. Sono il Sindaco e mi prendo la responsabilità di tutto ! Nella mia qualità di Sindaco presenterò specifiche denunzie per interruzione di pubblico servizio rendendo pubblici i nomi e cognomi ! Per ora pensiamo e far tornare alla normalità il sistema !”.

L’opinione.

Più in generale, sarebbe l’ora che amministratori, dirigenti e funzionari, paghino di tasca propria, in maniera certa e rigorosissima. Poiché non si può continuare in questa ipocrita Italia, Sicilia, Messina e Provincia, che ognuno nel sistema pubblico-politico operi con comportamenti arroganti, sprezzanti, ineducati, dissennati, misantropi, clientelari, nepotisti, ingordi, feudali e persino al limite della cultura delinquenziale o mafiosa, causando così un depauperamento dei beni pubblici, un accrescimento di sparso debito, un restringimento dei servizi e assistenza, un innalzamento dell’estorsione fiscale e quindi a cascata un impoverimento generale della società, un aumento della disoccupazione, uno sdegno diffuso tra i cittadini, un avvilimento civile esteso.

Se il neoGoverno nazionale 5stelle-lega non prende questa Italia “dalle corna”, rivedendo tutte le leggi per chiunque, nessuno o cosa indenne, in modo chiaro, serio, certo, severissimo e con sanzioni gravose per chi non ottempera soprattutto nei termini e nei modi, non se ne uscirà mai dal decennale marcio-pubblico-politico-generale (tanto notorio quanto dissimulato) e che dagli scranni più alti all’ultimo sgabello dello Stato, Regioni e Comuni, ha risaputamente ammalorato negli anni la Penisola, riducendo molti cittadini in una condizione socio-economica regredita, difficile, se non anche drammatica.

L’immagine è tratta dal sito della partecipata Messina Servizi Bene Comune ora sostituta di Messinambiente.

Adduso Sebastiano

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