Sicilia e corruzione, altri arresti all’Anas per tangenti

Le tangenti hanno riguardato i lavori di rifacimento di strade statali della Sicilia orientale e...

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Le tangenti hanno riguardato i lavori di rifacimento di strade statali della Sicilia orientale e centrale che venivano pagati ma non eseguiti del tutto.

I militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Catania, su delega della locale Procura distrettuale, hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di funzionari dell’Anas dell’area compartimentale etnea e di imprenditori di Palermo, Caltanissetta e Agrigento.

I Funzionari dell’Anas e gli imprenditori, sono stati arrestati all’alba dalla Guardia di Finanza con l’accusa di corruzione in concorso nell’ambito dell’operazione “buche d’oro” che la Procura definisce i “rodati circuiti corruttivi all’interno dell’Anas di Catania che vedono coinvolti dirigenti e funzionari infedeli responsabili della manutenzione programmata di strade e raccordi della Sicilia Orientale e imprenditori corruttori compiacenti”. Si tratta di otto persone – quattro imprenditori e altrettanti funzionari – nei confronti delle quali il Gip della Procura di Catania ha emesso provvedimenti di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, un altro ingegnere dell’Ente invece è stato sospeso per un anno.

Dalle indagini è emerso che le tangenti riguardavano i lavori di rifacimento di strade statali della Sicilia orientale e centrale: i lavori di manutenzione straordinaria venivano pagati con cifre cospicue ma non venivano mai eseguiti fino in fondo e così le strade avevano continuamente bisogno di nuovi interventi.

I Pm parlano di “mercimonio e dazione di tangenti” con “illegittimi risparmi di costi consentiti alle imprese” che, in accordo con funzionari Anas compiacenti, “scovavano, tra le pieghe dei capitolati tecnici dei lavori loro affidati, ampi margini di ‘manovra’, individuando le lavorazioni da non effettuare o da realizzare soltanto in parte”.

“I pubblici ufficiali coinvolti – accusa la Procura di Catania – piegavano i loro poteri discrezionali di vigilanza e controllo orientandoli al perseguimento di scopi criminali, in totale dispregio dei rilevanti interessi pubblici in gioco. Il profitto conseguito era pari a circa il 20% dei lavori appaltati e veniva assegnato per un terzo ai dipendenti Anas corrotti e, per la parte restante, restava nelle casse dei corruttori“.

Complessivamente sarebbero state versate tangenti per circa 93mila euro, e almeno in un caso con consegna di soldi avvolti nella carta stagnola, per chiudere gli occhi sui “lavori svolti in economia”.

Come confermato da funzionari Anas coinvolti, i vantaggi per l’impresa era nella mancata rimozione di parte del manto stradale usurato, dichiarare falsamente di avere messo più strati di asfalto e nel risparmio delle spese di trasporto del materiale in discarica. E i funzionari dell’Anas collusi certificavano che i lavori erano stati eseguiti a regola d’arte, secondo il capitolato dell’appalto. Così, accusa la Procura di Catania, le ‘buche’ diventavano ‘d’oro’.

Gli arrestati. Militari della guardia di finanza hanno condotto in carcere il geometra Gaetano Trovato, di 54 anni, capo nucleo B del centro di manutenzione dell’area tecnica dell’Anas. Gli arresti domiciliari sono stati disposti tre funzionari dell’Ente già coinvolti in un blitz anticorruzione del 20 settembre scorso: Riccardo Carmelo Contino, di 51 anni, Giuseppe Panzica, di 48, e l’ingegnere Giuseppe Romano, di 48. Arresti domiciliari anche per quattro imprenditori: Salvatore Truscelli, di 56 anni, dell’omonima impresa di Caltanissetta; Pietro Matteo Iacuzzo, di 50 anni, dell’Isap di Termini Imerese (Pa); Roberto Priolo, 48 anni, dell’omonima azienda di Ciminna (Pa), Calogero Pullara, 40 anni, titolare dell’omonima ditta individuale, di Favara (Ag). Interdetto dai pubblici uffici per un anno, l’ingegnere Antonino Urso, di 39 anni, capo centro manutenzione A dell’area compartimentale Anas di Catania.

Ci si era precedentemente occupati di analoghi arresti “Mazzette e omertà all’Anas di Catania. Un classico del sistema pubblico.

Adduso Sebastiano

Sicilia e corruzione
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