Sequestrata una ditta individuale che gestiva una sala scommesse

Messina: eseguite delle misure cautelari a carico di due soggetti. Sequestrata una ditta individuale che...

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Messina: eseguite delle misure cautelari a carico di due soggetti. Sequestrata una ditta individuale che gestiva una sala scommesse.

Nella mattinata di ieri 21 luglio 2020, personale della Polizia di Stato di Messina ha dato esecuzione ad una ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di due soggetti ed al provvedimento di sequestro preventivo di una ditta che gestiva una sala scommesse sita nella zona sud della città.

L’azione investigativa in questione rappresenta l’epilogo delle più recenti indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina – Direzione Distrettuale Antimafia su fattispecie delinquenziali poste in essere nel campo della fittizia intestazione di beni e dello spaccio di sostanze stupefacenti.

A dare la stura all’odierna attività sono state le propalazioni di un collaboratore di giustizia.

Scandagliando le dichiarazioni del collaboratore, gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Messina hanno focalizzato l’attenzione su svariati soggetti, tra i quali gli odierni indagati: GATTO Paolo cl. ‘97, figlio del più noto GATTO Giuseppe inteso “Puccio” e che è oggi detenuto in regime carcerario di art. 41 bis O.P.; CUTÈ Giuseppe, inteso “Cinzino”, cl. ’80, cugino del GATTO Paolo e figlio del defunto CUTÈ Domenico, inteso “U Sauru”, ucciso in data 25.01.2000 a seguito di agguato in questo centro.

Di recente, CUTÈ e GATTO sono stati condannati in primo grado – a seguito di giudizio abbreviato – a pesantissime pene detentive per il tentato omicidio in pregiudizio di CUSCINÀ Franco, avvenuto in questo centro nell’agosto del 2018.

Lo stesso CUTÈ è stato, altresì, colpito da ordinanza di applicazione di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Predominio”, condotta nel dicembre del 2019 dalla Squadra Mobile e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia messinese, poiché ritenuto responsabile di illeciti in materia di stupefacenti. Come si rammenterà, l’azione investigativa appena menzionata – come altre e precedenti indagini condotte dalla Squadra Mobile di Messina, tra cui quella denominata “Totem” – aveva fatto emergere, in modo prepotente, l’interesse delle consorterie mafiose operanti in città per il remunerativo settore della gestione delle sale slot e delle sale scommesse.

Per quanto attiene all’esecuzione di ieri 21 luglio 2020, il quadro restituito dalle investigazioni ha consentito di lumeggiare plurime condotte di cessione di sostanze stupefacenti, a favore di persone diverse, da parte di GATTO Paolo. Il CUTÈ, invece, nel corso delle indagini si è reso “protagonista” di una fittizia intestazione ad un giovane parente, insospettabile perché incensurato, di una sala giochi sita nella zona sud della città, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione, così integrando la fattispecie di cui all’art. 512 bis c.p.

Condividendo il quadro indiziario raccolto dagli investigatori della Squadra Mobile, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, nella persona dei Pubblici Ministeri titolari delle indagini, richiedeva ed otteneva – dal competente Giudice per le Indagini Preliminari – due misure cautelari nei confronti del GATTO e del CUTÈ ai quali, il relativo provvedimento limitativo della libertà personale, veniva notificato in carcere poiché detenuti per altre cause.

Oltre agli arresti domiciliari per il CUTÈ e l’obbligo di presentazione alla p.g. per il GATTO, il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo – strumento di aggressione ormai insostituibile nelle strategie di contrasto ai patrimoni illecitamente accumulati – di una ditta individuale formalmente intestata ad un congiunto del CUTÈ ma, di fatto, riconducibile a quest’ultimo per la gestione di una sala scommesse. Anche all’anzidetto provvedimento è stata data esecuzione nella mattinata di ieri.

L’operazione “Predominio”:

La Squadra Mobile di Messina, nel corso dell’operazione antimafia denominata “Predominio”, aveva arrestato 14 persone, tra cui ex collaboratori di giustizia che stavano tentando di riformare un clan mafioso. Lo si legge in una nota della Polizia di Stato “Già dalle prime luci dell’alba, decine di operatori della Polizia di Stato sono impegnati in un’operazione antimafia che ha portato all’arresto di 14 persone, tra esponenti di spicco e fiancheggiatori appartenenti a due pericolosissimi sodalizi criminali in larga parte tra loro sovrapponibili, dediti, tra le altre azioni delittuose, all’estorsione e al narcotraffico”.

“L’operazione di polizia in argomento – proseguiva la nota – costituisce epilogo delle più recenti indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina. All’esito di una complessa attività investigativa – avviata nel luglio 2018 e protrattasi sino al marzo del 2019 – è stato possibile rilevare l’intento di alcuni ex collaboratori di giustizia i quali, una volta rientrati in città, si erano adoperati, in forma stabile ed associata, al fine di riaffermarsi nel panorama criminale locale, guadagnando un proprio spazio nel campo del traffico e spaccio di stupefacenti nonché attraverso l’intimidazione e l’estorsione”.

Nel corso dell’indagine numerosi sono stati gli episodi di spaccio di droghe accertati ed è stato anche rilevato il possesso di armi da parte di alcuni degli indagati e ciò a chiara riprova della pericolosità di tali compagini criminali.

L’operazione “Totem”:

Il blitz dei Carabinieri e Polizia di Messina era scattato all’alba del 29 giugno 2016 e si concluse con l’arresto di 24 persone. Tra le misure cautelari c’era quella dell’avvocato Giovanni Bonanno – che, come si leggeva nel provvedimento in esecuzione avrebbe “contribuito tra il 2011 e il 2014 agli scopi del clan di Giostra in violazione degli obblighi gravanti sullo stesso in quanto amministratore giudiziario della ‘Eurogiochi’ e de ‘Il Pilone’, imprese sottoposte a sequestro preventivo il 15.7.2011”.

La condotta del legale si sarebbe concretizzata “nel consentire che le attività delle imprese sequestrate fossero, di fatto, gestite da Giuseppe Schepis, uomo di fiducia di Luigi Tibia – annotarono Carabinieri e Polizia – nell’impedire che altri subentrassero nella gestione del lido ‘Il Pilone’, attraverso condotte ostruzionistiche o tali da suscitare nei terzi il convincimento che Tibia non avesse mai perso il controllo di tali attività (ad esempio depositando talune strutture del lido in luoghi nella disponibilità del Tibia)“.

Il legale fu accusato di avere “taciuto o ridimensionato all’autorità giudiziaria il ruolo effettivamente ricoperto da Schepis nella gestione dell’impresa” e di avere “omesso di riferire ai giudici ‘i plurimi incontri che egli aveva avuto con Tibia, anche tramite Schepis“.

“Bonanno nel dettaglio – si leggeva nel provvedimento – ha delegato a Schepis la raccolta del denaro introitato attraverso le slot machine della ”Eurogiochi”; si è rivolto al predetto ‘per qualunque esigenza attinente la gestione’ dello stabilimento balneare ”Il Pilone” (assunzione del personale, ricerca documenti utili, chiarimenti in ordine a contatti con fornitori, incassi, resoconto delle attività al momento in cui occorreva relazionare all’A.G.); in più occasioni ha interagito con il Tibia sia in prima persona che utilizzando l’utenza dello Schepis, probabilmente temendo di essere intercettato e non ha impedito che Tibia continuasse a ingerirsi concretamente nella gestione dello stabilimento balneare, tanto che lo stesso Tibia dava disposizioni ai dipendenti“.

Il 16 aprile 2020 sono state emesse dal Tribunale di Messina, 18 pesanti condanne e soltanto 4 assoluzioni: 19 anni Paolo Aloisio, Calogero Smirigilia e Luciano De Leo; 18 anni Massimo Bruno, Teodoro Lisitano, Paolo Mercurio, Vincenzo Misa, Giuseppe Molonia; 3 anni e mezzo Maddalena Cuscinà; 16 anni per Santi De Leo, Francesco Forestiere, Carmelo Salvo; 16 anni e mezzo per Eduardo Morgante; 17 anni e mezzo per Antonio Musolino, 2 anni a Giacomo Russo, 18 anni e mezzo per Giuseppe Schepis. Assolti totalmente Pietro e Natale Squadrito, Natale Rigano (22/08/1981) e Natale Rigano (17/09/1981).

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