“Crescere senza distanza”, il Report del Ministero contro la povertà educativa

Presentato il Report finale “Crescere senza distanza”, promosso dal Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione per...

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Presentato il Report finale “Crescere senza distanza”, promosso dal Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione per ridurre le distanze. Uno studio di fattibilità per una didattica più inclusiva e per ridurre le distanze con la DAD

di Maria D’Auria

Crescere senza distanza”, il Report del Ministero, uno studio di fattibilità per una didattica più inclusiva finalizzata a ridurre le istanze anche in DAD

Roma- È stato presentato stamattina, presso l’auditorium del Ministero della Salute ‘Cosimo Piccinno’, il Report finale “Crescere senza distanza”, promosso dal Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione e “Con i Bambini-Impresa Sociale”, realizzato da “Fondazione Zancan”, la Onlus Centro Studi di Ricerca Sociale.

La conferenza, moderata dalla Sottosegretaria di Stato alla Salute Sandra Zampa, evidenzia il contributo apportato dai ragazzi con patologie croniche, attraverso l’esperienza dell’apprendimento a distanza  durante la pandemia.

Una sinergia tra il Ministero della Salute e quello della Pubblica Istruzione, che attraverso la ricerca, ha consentito di analizzare anche un altro aspetto molto delicato che è emerso durante il lockdown: la povertà educativa nel settore dell’apprendimento, particolarmente accentuata in alcune aree del Paese.

Il protocollo stilato dalle diverse forze in campo, grazie appunto all’esperienza di bambine e bambini ospedalizzati a causa di gravi malattie, viene utilizzato nelle scuole di diverso ordine e grado nel Nord, nel Centro e nel Sud del nostro Paese, e messo a disposizione di tutti nell’ottica di una riflessione sulla didattica a distanza in questo periodo di emergenza sanitaria.

Agli insegnanti della scuola, in ospedale, ai genitori e ai sanitari dei ragazzi che li curano, agli stessi bambini e ragazzi, è stato chiesto cosa insegnano le esperienze dei giovani con patologie croniche sull’apprendimento a distanza. Gli intervistati hanno dato indicazioni preziose su come gestire “l’apprendimento durante il distanziamento” e su come gestire la classe, tali contributi sono risultati utili per costruire raccomandazioni a disposizione del mondo della scuola, delle famiglie e di quanti operano nei progetti di lotta alla povertà educativa.

Le indicazioni raccolte sono state “messe alla prova” in 11 scuole distribuite tra Nord, Centro e Sud Italia, con uno stress test – diretto da un Comitato di ascolto (seguito dal Dott. Tiziano Vecchiato) – grazie alla disponibilità di insegnanti e studenti che, negli ultimi 10 giorni dello scorso anno scolastico, ancora in pieno lockdown, hanno provato ad utilizzarle.

I risultati, raccolti in raccomandazioni, sono utilizzabili su più vasta scala per ridurre le distanze.

È stato uno studio di fattibilità per una didattica più inclusiva, mirata al contrasto della dispersione educativa, con specifico riferimento all’apprendimento a distanza. L’emergenza sanitaria da Coronavirus, che ha comportato in alcuni casi l’attivazione di forme di didattica a distanza, ogni giorno sta rendendo più evidente la necessità di risposte coraggiose per fare fronte al diritto costituzionale all’istruzione. Grazie a questo progetto, suggerimenti importanti vengono da chi ha sperimentato la più grande distanza mentre affrontava la doppia sfida della malattia e dell’apprendimento in condizioni davvero complicate.

I RISULTATI

Per quanto riguarda la scuola in ospedale, i ragazzi e le ragazze intervistati hanno dichiarato che l’insegnamento personalizzato è più proficuo sul piano dell’apprendimento, perché favorisce l’attenzione e il confronto con l’insegnante.

Questo approccio è ritenuto fondamentale per sostenere gli studenti in un momento di difficoltà come quello della malattia, aiuta ad avere un obiettivo, a non lasciarsi andare. Incoraggia sul piano psicologico e pratico.

Rispetto agli alunni della scuola primaria coinvolti “nello stress test”, invece, il 62% ha dichiarato di apprezzare la didattica a distanza e il 91% di avere appreso cose nuove, anche se molti di loro hanno sentito la mancanza dei propri compagni di classe (il 44%) e, in generale, il contatto fisico e il confronto con tutto ciò che ruota attorno al mondo della scuola.

Valori simili anche per la scuola secondaria di primo grado (l’86% degli intervistati dichiara di avere imparato cose nuove) e di secondo grado.

In tutti gli ordini di scuola è emersa una certa fatica nel seguire le lezioni in DAD anche se, dall’altra parte, viene riconosciuta una spinta a una maggiore autonomia e organizzazione nello studio. Per molti è stata concepita come “una nuova esperienza”, un’idea diversa di fare lezione, con orari flessibili e con l’utilizzo basilare della tecnologia.

Tra i suggerimenti per migliorare la didattica a distanza, oltre alla necessità di avere libri digitali per chi non li ha, migliori connessioni, pc e tablet, le raccomandazioni si sono concentrate sulle soluzioni didattiche. Se non sono personalizzate, tarate sulle diverse difficoltà e capacità di ogni studente, se non sono capaci di valorizzare il lavoro personale e in piccoli gruppi, si manifesta il rischio dell’aumento del distanziamento dalle pari opportunità e dal diritto costituzionale all’istruzione. Per evitarlo si consiglia di bilanciare le videolezioni con esercitazioni, e introdurre lezioni modulate (contenuti, esempi, utilità pratica, testimonianze…), imparare concretamente, verificare in tempo reale le difficoltà di apprendimento e i traguardi raggiunti, dove i traguardi vengono dimensionati sulle potenzialità di ogni ragazzo, come nello sport.

Sono davvero felice di potere presentare oggi questa esperienza e ringrazio quanti l’hanno resa possibile”, afferma la Viceministra Anna Ascani che ha illustrato nei dettagli il report finale insieme al Professor Tiziano Vecchiato (della ‘Fondazione Zancan’), al Dottor Carlo Borgomeo e al Dottor Marco Rossi-Doria, Presidente e Vice Presidente dell’associazione ‘Con i bambini’.

La scuola in ospedale offre agli studenti, costretti a lunghi ricoveri ospedalieri, un aspetto di normalità, un obiettivo, una motivazione e la fiducia che riusciranno a superare quel momento di difficoltà, che oggi purtroppo si somma all’emergenza da Coronavirus. Lottare contro le disuguaglianze nell’accesso alla scuola significa ‘avvicinare tutti’, insegnanti, ragazzi e genitori” – ha affermato la Sottosegretaria di Stato alla Salute Sandra Zampa.

Nostro dovere è impegnarci affinché, soprattutto in contesti di fragilità o svantaggio, siano garantite, insieme all’istruzione, anche le condizioni per crescere bene e insieme, nonostante il distanziamento – ha dichiarato la Viceministra dell’Istruzione Anna Ascani –  Occorre colmare le diseguaglianze e costruire una società realmente inclusiva. Questo progetto ha messo a disposizione di tutti noi un prezioso patrimonio informativo che potremo utilizzare nell’ottica di un miglioramento del sistema, per garantire a ogni bambino e ragazzo la migliore formazione possibile“.

I risultati nascono dallo sforzo congiunto di soggetti pubblici e privati impegnati nella lotta alla povertà educativa -ha spiegato il Presidente Tiziano Vecchiato-. Lo studio di fattibilità mette a disposizione di ragazzi, insegnanti e genitori percorsi per valorizzare le diverse capacità. L’apprendimento a distanza offre un contributo importante all’innovazione didattica, ma non può sostituire la relazione educativa in presenza”.

Il Dottor Marco Rossi-Doria ha concluso: “Questa fase di emergenza, a cui nessuno era preparato, ha accentuato le disuguaglianze educative anche con la didattica a distanza, comunque indispensabile nella fase emergenziale”. Ed è contro queste disuguaglianze che occorre lottare, cercando di  ‘avvicinare tutti’, insegnanti, ragazzi e genitori.

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