Bilancio. La lettera dell’Ue contiene una richiesta di chiarimenti al governo italiano

La lettera dell’UE è giunta anche in Italia, è lo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo...

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La lettera dell’UE è giunta anche in Italia, è lo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, a renderlo noto.

Il documento, come già si sapeva, contiene una richiesta di chiarimenti da parte della Commissione Europea, sulla manovra riguardante il 2017. L’UE precisa che la risposta dovrebbe pervenire a Bruxelles entro giovedì. Commenta il ministro:

 “E’ arrivata la lettera dell’Ue, ma è normale, per noi e gli altri Paesi che l’hanno ricevuta. Ci vengono chieste delucidazioni su aspetti centrali delle misure, in particolare terremoto e migranti”.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, non intende apportare modifiche alla manovra, le linee sulle strategie del governo intende farle rispettare a tutti i costi, e non si lascia impressionare dall’ennesimo sermone della Commissione europea. Ne ha parlato in modo esplicito anche qualche giorno fa a Bruxelles, dove, a proposito di migranti, ha dichiarato:

“Troppi paesi in Europa non fanno la propria parte nell’accogliere i rifugiati. L’Italia da anni si è impegnata senza riserve in questo ambito, tanti paesi europei si defilano con cinismo.”

Il premier lo ha ribadito nel corso del suo intervento alla prima giornata del Vertice UE dei capi di stato e di governo. All’incontro era presente anche Theresa May.

Renzi, incontrando sempre a Bruxelles, gli europarlamentari del Pd, ha sottolineato l’esigenza di procedere ad “una svolta sui parametri economici”, che sono l’assillo di tanti governi in Europa, e su questi parametri si esplica la sorveglianza sulle politiche di bilancio esercitata dalle autorità dell’Unione.

Il premier resta tuttavia inflessibile sulle perplessità espresse da Bruxelles, per esempio la contestazione sulle ‘una tantum’, che sarebbero tante per garantire la tenuta del bilancio. Mentre la Commissione europea concorda quando si tratta di estrapolare gli oneri relativi alla ricostruzione delle zone colpite dal sisma il 24 agosto, ma non è sulla stessa linea quando si parla della messa in sicurezza di tutte le aree a rischio nel territorio italiano.

La replica di Renzi negli ultimi giorni è sempre la stessa: tenere un atteggiamento di fermezza  dato che all’Italia non vengono pienamente riconosciute tutte le ragioni implicite nella richiesta di flessibilità. Ma l’UE replica che il rapporto deficit/pil del 2,3% , supera i limiti di tolleranza.  E secondo le norme vigenti sull’adeguamento al Patto di stabilità e crescita, si rischierebbe una procedura d’infrazione, proprio per essere venuti meno al rispetto dei parametri. La legge di bilancio e le manovre per il 2017, comunque sono state già approvate, e Renzi è irremovibile, chiede maggiore elasticità per via della spesa sui migranti, se si prendesse atto di questo, secondo il premier, il gap sarebbe inferiore a quello attuale.

C’era inoltre un’intesa tra il governo italiano e le autorità di Bruxelles sul divario deficit/pil, che non doveva andare oltre il 2,2%. Comunque sarebbe stato più alto di quello concordato nei primi mesi del 2016, che era stato dell’1,8%, ossia 0,4% in più, e non si tratta di noccioline, dato che in termini di valore reale si tratta di quasi 6 miliardi e mezzo di euro.

La richiesta di chiarimenti contenuta nella lettera dell’Ue, tuttavia, come ha precisato il ministro Padoan, è pervenuta anche ad altri 6 paesi europei ( Belgio, Cipro, Spagna, Lituania, Portogallo, Finlandia), e comunque secondo il ministro, se l’UE non approvasse la manovra italiana, rischierebbe la fine. L’Italia è diventata il perno di una questione delicatissima, l’Unione, per tante ragioni, si regge su equilibri molto vulnerabili.

La brexit ha innescato la miccia di un ordigno che in un futuro non molto lontano potrebbe deflagrare, i movimenti antieuropeisti sono mine vaganti, e sono più forti proprio nei paesi chiave, che hanno sempre espresso una forza economica non indifferente nell’Unione Europea. L’Italia potrebbe essere tra questi. Il ministro sottoscrive le dichiarazioni del premier in materia di deficit, e dichiara: “se la spesa sui migranti e la catastrofe del sisma di agosto non avessero gravato in modo così pesante sul bilancio, il decificit sarebbe stato inferiore al 2%, come si era stabilito la scorsa primavera”.

Anche per queste ragioni, la Commissione europea, difficilmente potrà dare corso ad una procedura d’infrazione, qualora il governo italiano decidesse, come di fatto sta già avvenendo, di ignorare le richieste.

Intanto chiede chiarimenti sulle spese ‘straordinarie’ sostenute per il terremoto e i migranti, non sono chiari gli importi sulle uscite riguardanti questi capitoli di spesa. Oltre al fatto che il saldo strutturale va in negativo, al di sotto dello 0,6%  del Pil, che è il dato di riferimento  indicato dal Consiglio. La lettera inviata al governo mette bene in evidenza questo punto.

Il documento fa dunque riferimento alla mancanza di ‘compliance’, ossia mancanza di osservanza delle regole che l’Ue esige dai paesi membri. Prima di arrivare a ‘bocciare’ la bozza che contiene la manovra decisa dal governo italiano, è previsto, secondo accordi intrapresi, un dialogo costruttivo, per valutare gli scostamenti rispetto ai parametri previsti.

La Germania intanto esercita un pressing non indifferente sull’Unione perché vorrebbe trasferire i poteri di vigilanza della Commissione (e di Juncker), ad una sorta di ‘arbitro’ che dimostrasse d’essere inflessibile, come sempre sono stati gli intendimenti del governo tedesco in materia di austerity.  E’ il ministro Schauble che vorrebbe trasferire al fondo ESM ( o European Stability Mechanism – conosciuto come fondo salva-stati, nato come fondo finanziario europeo per la stabilità finanziaria) il controllo inerente i bilanci pubblici. Il fine della proposta è chiaro da sempre: i tedeschi portano notevoli risorse nell’Unione, e hanno il diritto di controllare i bilanci nazionali degli altri paesi.. Ma sono anche strategie politiche volte ad egemonizzare il ruolo della Germania, e anche questo non è mai stato un mistero, soprattutto ora che con la brexit, il Regno Unito è praticamente fuori gioco.

E Schauble lo dice forte e chiaro che vuole un mastino da guardia, che non sappia solo ringhiare, nei confronti dei paesi poco virtuosi in ambito di conti pubblici e  politiche di bilancio, ma anche aggredire, se necessario. Qualora non ce ne fossimo accorti, i tedeschi eserciteranno tutto il loro potere economico e finanziario sull’Unione, e non lasceranno molti margini al dialogo in tema di conti pubblici.

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