Roma-Astra Giurgiu, Spalletti: “Sì al turnover. Basta giochini che non fanno il bene di chi lavora nella Roma”

ROMA-ASTRA GIURGIU – Secondo appuntamento con l’Europa League domani sera alle 21:05 per la Roma....

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ROMA-ASTRA GIURGIU – Secondo appuntamento con l’Europa League domani sera alle 21:05 per la Roma. I ragazzi di Spalletti, sfideranno tra le mura amiche il club romeno reduce da due successi nelle ultime 2 partite di campionato a quattro giorni di distanza dal pesante ko di Torino. Il mister ha risposto alle domande dei cronisti nella consueta conferenza stampa della vigilia. Queste le sue dichiarazioni:

Ha visto l’Astra Giurgiu? Che pericoli si deve aspettare la Roma?
“L’abbiamo vista e ne abbiamo parlato coi collaboratori. Poi abbiamo Lobont, l’abbiamo tirato dentro a un’analisi approfondita. C’è da dire che hanno vinto le ultime due partite, si va sempre dietro l’entusiasmo del momento, è una squadra in salute mentale e fisica. Sumudica è un allenatore che ha fatto una carriera particolare, ha cambiato spesso squadra. È abituato a organizzare situazioni, sa cambiare veste alla sua squadra, gioca con i 3 e i 4 dietro, questo è un club che ha vinto il campionato l’anno scorso. Ha dei giocatori che hanno fatto un decorso internazionale sotto l’aspetto di partite giocate, di carriera professionale. Ha questo centravanti, Alibec, che è un giocatore interessante, lui ha detto che non ha firmato nulla ma è nell’occhio dello Steaua ed è sorretto in questa parte di carriera. Ha colpi, è forte fisicamente, porta dentro palla per andare al tiro. Può mandare dentro i compagni e finalizzare l’azione. Poi altri giocatori dietro, soprattutto Fabricio che comincia l’azione, che sa giocare. Verranno a fare una partita di attesa e attenzione, bravi a sfruttare situazioni che possono capitare. Diventa insidioso perché si metteranno lì, chiusi, a non dare spazi, a verticalizzare dritto per dritto. La stessa tipologia di ricerca di quando si gioca con una squadra più forte, la Roma è più forte ma va messo in pratica”.

Come ha visto la squadra dopo Torino? Come avete lavorato in questi giorni?
“La squadra è dispiaciuta per la prestazione. Quando faccio riferimento che qui a Roma è tutto doppio, quando perdi queste partite te le senti. Le analisi vanno approfondite ma non devono incutere timore, ci sono stati nel passato segnali di timore e che la squadra subisce il momento che sta attraversando a livello ambientale. La tifoseria non sarà contenta del nostro gioco attuale, dei nostri risultati. In questa presa di posizione voglio, come ho già detto, essere quello che approfondisce più dettagliatamente senza caricare la squadra da un punto di vista fisico, di testa. Ci vuole partecipazione, dialogo, conoscenza per trovare le soluzioni. Si è stati dentro il campo molto e si è fatto anche un po’ di allenamento perché ci vuole anche un po’ di recupero. In queste 36-48 ore bisogna alleggerire il carico, li porti alla partita, torni dentro al lavoro. Però i ragazzi sono consapevoli. Il termine ragazzi non mi piace. I calciatori professionisti della Roma. Siamo professionisti e ci dobbiamo comportare in maniera inappuntabile. Come sviluppo pratico sul campo, ci sono delle cose da rimettere a posto il prima possibile”.

La Roma è comunque in piena lotta per le primissime posizioni in campionato. L’eliminazione dalla Champions ha lasciato scorie? E’ deluso dai giocatori?
“L’eliminazione dalla Champions è una di quelle cose che è dura da buttar giù ma vorrei rivolgermi al futuro perché è lì che passerò il resto della mia vita. La mia possibilità di restare a vivere a Roma passa per i risultati della Roma. Se fossi deluso dai miei giocatori dovrei essere deluso verso me stesso perché li ho scelti io, credo in questa squadra. Qualsiasi brutto risultato dipenderà dalle mie scelte. Non da loro, da me. Ho potuto constatare che hanno delle qualità professionali, sia di giocata sul campo sia qualità mentali. Poi qualcuno ha anche un’età diversa, è meno maturo. A volte ci si entra per migliorare questo qualcuno ma è forte e rimarrà forte finché io rimarrò alla Roma”.

Quando è arrivato a Roma, Zeman ha discusso la gestione di Totti. Castan anche si è lamentato. Sembra che un po’ tutti si sentano in diritto di parlar male della Roma. Secondo lei perché questa società non riesce a meritarsi il rispetto della Juventus?
“A me non sembra che siano state dette cose particolarmente negative. È chiaro che quando poi uno va a giocare in un club inferiore ha sempre una reazione, come voler dipingere la sua forza superiore e che non dipenda da lui ma da qualcuno. Ma non mi interessa neanche, mi interessa il mio lavoro. Posso trovare tutte le scuse che si vuole ad un calciatore che non schiero titolare, ma il messaggio fondamentale è che lo ritengo più forte di quello che non uso al di là del pensiero e dell’esternazione di qualsiasi persona. si va attraverso quella squadra lì al di là del pensiero e dell’esternazione di qualsiasi persona. Io so quello che devo fare: scegliere, tentare di creare una Roma sempre più forte perché è attraverso quella strada lì che devo vincer anche se ci sono situazioni di mercato che dipendono dei soldini. A volte penalizzi una cosa per rafforzarne ma il senso è sempre quello di tentare di migliorare. Io nel mio lavoro non ho bisogno di tantissimi collaboratori o di un numero di persone che intervengano sul mio ruolo. Ho bisogno di persone di qualità, con cui ho un buon rapporto, con cui ho possibilità di dialogo e con questa società ce l’ho e non voglio interferenze su quello che è il mio ruolo, ci sono delle cose che vanno divise bene ma l’obiettivo comune è il risultato della Roma”.

La situazione finanziaria dell’Astra è difficile…giocano i soldi o i calciatori?
“Penso che molto dipenda dalla gestione del tecnico. Queste difficoltà a volte possono venire a supporto di una prestazione migliore. I giocatori spesso vogliono far vedere che sono forti nella testa, infatti nelle ultime 2-3 partite i calciatori hanno fatto veramente bene, come non accadeva prima. Dalle vittorie si ricevono spinte per quanto riguarda l’entusiasmo e non ci si casca, si va a tentare di vincere la partita per quelle che sono le nostre qualità”.

Il turnover potrebbe essere una scelta azzardata o è possibile rivedere Alisson, Iturbe, Gerson?
“Qualcosa si cambierà anche perché c’è un’altra partita ravvicinata. Non è che questi giocatori che si fanno giocare siano obbligatoriamente peggiori degli altri. Sono sempre figli della Roma. Voglio vincere la partita quindi cambio qualcosa  ma Alisson è un portiere forte e lo faccio giocare, anche Paredes che ho fatto giocare di meno nelle ultime partite. Un po’ di turnover sì ma turnover di un altro lupo perché le riserve di 11 lupi sono altrettanti lupi o di un altro animale, deve essere così”.

Da domenica ad oggi sono successe tante cose, da Torino alla decisione dei doppi allenamenti, poi ridotti. C’è stata un’intervista che ha minato la tranquillità, ricomposta dal tweet di Totti e poi dagli auguri.  Tutto questo ha tolto attenzione a quanto accaduto a Torino o rafforzato la compattezza del gruppo?
“C’è stato anche lo striscione sul rispetto, lì c’è la sintesi di tutto. È un messaggio di sostegno che mi fa enorme piacere, è un richiamo quello che loro non vorrebbero ma sono obbligati a fare. Basta con giochini che non fanno il bene di chi lavora nella Roma. Chiedono unione, coesione, rispetto per la Roma. Situazioni create ad arte che portano via energie o discussioni su altre questioni che non riguardano i risultati della Roma vanno eliminate. Ci vuole rispetto per la Roma, per il nostro modo di lavorare. Loro richiamano tutti all’ordine e quella è l’indicazione giusta perché siamo la Roma e dobbiamo fare risultato. Giochini che portano agli andazzi basta, giocate che portano qualità al gioco della Roma quanti ne vogliamo”.

Claudia Demenica

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