Filippo di Lustro, Cittadino foriano e martire per la Libertà.

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Come consuetudine, da quindici anni, l’Associazione Giochi di Natale, cogliendo l’occasione dell’edizione del concorso di Poesia “Ischia l’isola verde”, quest’anno dedicato alla Libertà,

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Associazione Giochi di Natale. Poesie a tema la Libertà

intende ricordare un personaggio che si sia distinto per i suoi meriti e in un particolare ambito. Poiché il tema di quest’anno è appunto, la Libertà ci siamo rivolti al “Centro di Ricerche Storiche d’Ambra” tra i cui obiettivi uno è quello di restituire la memoria di alcune delle pagine più affascinanti della storia della nostra isola e di chi ne fu protagonista. Il Centro ha recentemente festeggiato i quarant’anni di attività e l’Avvocato Nino d’Ambra, Presidente del Centro e dell’”Officina della Memoria”, ci ha gentilmente concesso di accedere al suo voluminoso archivio. Egli, infatti, ci ha illustrato tangibilmente il contributo che l’isola d’Ischia ha offerto alle aspirazioni di libertà del popolo isolano nel corso dei secoli. Tra i protagonisti emerge Filippo di Lustro la cui vita fu dedicata agli ideali di libertà, uguaglianza, fraternità. Attualmente L’Avvocato Nino sta lavorando alla stesura del suo ultimo volume con documenti inediti e approfondimenti sulla vita dell’eroe foriano. Ma già nell’ottobre 2001, si fece promotore della commemorazione a ricordo del di Lustro. Dopo oltre due secoli, Ischia rese omaggio all’avvocato Filippo di Lustro e agli altri giovani che, condividendo gli stessi ideali, gli furono compagni nella lotta per l’affermazione dei principi di libertà contro la tirannide fino al punto di sacrificare le loro giovani vite. La celebrazione fu commemorata con una lapide apposta sulla facciata della sede della Sezione distaccata del Tribunale di Napoli.

  • Dai documenti dell’Avv. D’Ambra risulta che la polizia borbonica, che controllava chiunque manifestasse idee contrarie al regime, tracciò questo profilo del giovane Filippo di Lustro in un mandato di cattura internazionale diramato contro un gruppo di giacobini napoletani sfuggiti all’ondata di arresti che aveva messo fine al primo indicativo atto di ribellione contro la monarchia borbonica a maggio del 1974.
  • “Dottor legale di Forio d’Ischia, di anni venticinque circa, di giusta statura e corporatura dilicata, nero di volto, alquanto tarlato dal vajolo, rasuto, e con capelli ligati a codino. In Napoli vestiva con giamberga a colore acqua marina, calzone nero e camisciolla gialla…”:
  • Quei giovani che anche a Napoli si riconoscevano in quei principi di libertà, uguaglianza e fraternità affermatisi in Francia con la Rivoluzione dell’89, avevano cominciato a preparare, nel ‘792, il terreno della congiura. Rifacendosi alle idee illuministe diffuse dalla rivoluzione francese alle altre nazioni europee, i giovani partenopei si erano organizzati e avevano creato a un’assemblea, ricordata come la Cena di Posillipo, in cui gli storici hanno ravvisato il nucleo originario di quella Società Patriottica che doveva farsi promotrice della congiura contro i Borbone.
  • Tra i membri più attivi della Società, che si era estesa sul territorio mediante la creazione dei “Club elementari”, vi era anche Filippo di Lustro, foriano di nascita, che viveva ormai stabilmente a Napoli, dove aveva frequentato l’università laureandosi in Legge. Presidente del club di Portici, il di Lustro collaborava con alcuni personaggi di spicco nelle vicende di quello straordinario decennio di fine secolo: Carlo Lauberg, che sarebbe divenuto Capo del Governo Provvisorio della Repubblica Napoletana del ’99, e i giovani Vincenzo Galiani ed Emanuele De Deo.
  • Tutti insieme parteciparono alla congiura antiborbonica del ’94 che, fallita, fu repressa nel sangue. Tra i cospiratori catturati, vi furono anche Galiani e De Deo, imprigionati nel carcere della Vicaria, dov’è oggi il Tribunale di Castelcapuano. De Deo, in particolare, studente in legge appena ventiduenne, preferì affrontare la morte piuttosto che tradire i compagni. Poco prima che la condanna fosse eseguita De Deo scrisse una struggente lettera al fratello, ove affermò i suoi profondi convincimenti, e la fedeltà ai suoi ideali, che gli impediva anche di prendere in considerazione la possibilità di chiedere la grazia, riconoscendo implicitamente l’autorità che aveva combattuto..
  • Quando la congiura fu scoperta dalla Polizia, fra quelli che riuscirono a fuggire vi fu Filippo di Lustro ed i fratelli Vincenzo e Domenico Manna che, assieme ad un altro congiurato, Vincenzo Galiani, si rifugiarono nell’Isola d’Ischia nascondendosi nei boschi e negli anfratti dell’Epomeo. Per diversi giorni furono aiutati dagli ischitani e poi condotti, di notte con una barca a Terracina, da un pescatore di Lacco Ameno.
  • Dal porto laziale, Filippo raggiunse la Liguria, dove, nella zona di Oneglia, l’attuale Imperia, era stata fondata una repubblica filo-francese, di cui era presidente Filippo Buonarroti, fine intellettuale e rivoluzionario giacobino. Lì di Lustro ricoprì ruoli di notevole responsabilità nell’ambito dell’amministrazione della repubblica, conquistandosi la fiducia e la considerazione del Buonarroti come di tutti gli altri protagonisti di quell’inconsueta esperienza politica.
  • La permanenza a Oneglia, tuttavia, durò pochi mesi. Già l’anno seguente, quando fu revocato il mandato presidenziale a Buonarroti, di Lustro decise, insieme al Buonarroti stesso, di trasferirsi in Francia, a Parigi, dove continuò e con maggiore intensità la sua attività politica, aderendo al programma di Babeuf, quel “Manifesto degli Uguali” che rivendicava l’applicazione del principio di uguaglianza nell’organizzazione sociale ed economica dello Stato francese, sostenendo la necessità di una nuova fase rivoluzionaria per la realizzazione della “Repubblica degli Uguali”, fondata sulla comunione dei beni tra tutti i cittadini.
  • La congiura per la concretizzazione di questo progetto coinvolse anche di Lustro che, dopo la cattura e la condanna a morte di Babeuf, scelse di arruolarsi nell’esercito di Napoleone, dove raggiunse il grado di Commissario di Guerra. Con l’armata napoleonica partecipò alla campagna d’Egitto e lì, il 25 luglio 1799 trovò la morte combattendo contro i Turchi nella battaglia di Abukir. Lo scontro fu cruento e si risolse con l’intervento deciso dei cavalleggeri di Gioacchino Murat (il cognato di Napoleone ) che travolsero le difese turche. di Lustro non aveva ancora trent’anni. Un anno prima, a Roma, erano state pubblicate le sue “Massime repubblicane”, una sintesi delle idee che avevano guidato tutte le scelte della sua breve, ma intensa e travagliata esistenza. Dopo duecentosette anni, lo stesso giorno, il Centro Ricerche Storiche D’Ambra ha voluto ricordare i martiri e il loro sacrificio con lo scoprimento della seguente epigrafe nella sezione di Ischia del Tribunale di Napoli.
  • All’avvocato foriano Filippo di Lustro (1769-1799).
  • Antesignano contestatore del dispotismo borbonico.
  • Negli anni 1792-1794 fu tra i primi italiani a sentire irrinunciabile
  • il fascino prepotente della Libertà, dopo un lungo letargo nazionale. Sfuggito con altri alla cattura, fu accolto fraternamente nella Repubblica di Oneglia da Filippo Buonarroti. Sorte benevola che non arrise a tre dei suoi giovani compagni: Emmanuele de Deo, Vincenzo Vitaliano e Vincenzo Galiani, afforcati in Piazza Castello a Napoli il 18 ottobre 1794. Il Centro di Ricerche Storiche d’Ambra, il Tribunale di Napoli – Sezione di Ischia e il Comune di Ischia uniti nella riconoscenza e nel perenne ricordo dei Martiri per la Libertà.
  • Ischia, 18 ottobre 2001

L’Associazione Giochi di Natale www.giochidinatale.it ringrazia il Centro Ricerche Storiche D’Ambra, il mensile La Rassegna d’Ischia, la giornalista Isabella Marino e quanti hanno tenuto vivo il ricordo di questo illustre concittadino.

 

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