REFERENDUM – Il Sì è in vantaggio ma la fiducia personale per Renzi è al 33%

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Dal barometro di Nicola Piepoli una notizia in chiaroscuro per il premier: il Sì è in rimonta ma la sua fiducia personale è al 33% ma il premier Renzi, durante la visita-maratona a Torino, dichiara: “Se perdo il referendum cambio mestiere”. E’ una frase che descrive l’approccio al voto del 4 dicembre. “Il referendum è l’ultima occasione per cambiare le cose”, spiega nell’intervista pubblica a Massimo Gramellini. Da registrare il feeling con la sindaca Chiara Appendino, con cui ha parlato di politica e G7 pranzando con caviale di tartufo.

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La fiducia degli italiani nel premier Renzi resta attorno al 33 per cento, quella nel governo appena un punto sopra. La tendenza non si inverte. In compenso, la partita del referendum è apertissima, con il Sì che rimonta puntando su alcuni punti della riforma, che suscitano largo consenso.

Verso il voto  

Di eventi futuri che dominano il pensiero degli italiani (la ricerca è stata eseguita da Istituto Piepoli su campioni settimanali rotativi di 500 casi, rappresentativi della popolazione degli elettori) ce n’è solo uno: il referendum del 4 dicembre. Dal punto di vista formale si conferma il No, che è al 54% mentre i Sì sono al 46%. Tuttavia chi è abituato come me a fare test di prodotto è giunto a una conclusione un po’ diversa. Abbiamo sottoposto infatti agli italiani le varie aree referendarie contenute nel quesito che sarà proposto nella scheda elettorale. In sintesi, delle 8 parti in cui abbiamo suddiviso il quesito referendario, ben 6 ottengono la maggioranza assoluta dei Sì, e solo 2 ottengono una netta sconfitta, cioè un No da parte degli elettori. Quindi, nel caso in cui si spezzetti il referendum e si approvino o disapprovino le singole parti dello stesso, il risultato finale è marginalmente favorevole al Sì: il 47% approva il referendum contro il 46% che lo rifiuta.

La distanza è irrisoria. L’unica cosa altamente probabile è una forte partecipazione degli elettori alla prova. La nostra previsione è di una presenza al referendum di 30 milioni di italiani.

Il mondo del potere  

Dall’inizio di aprile, Renzi naviga sotto il 40% nella fiducia degli italiani. Quanto alla compagine ministeriale, tiene bene alla botta del tempo, anche se i Top 10 sono cambiati: nella prima epoca del governo erano sostanzialmente donne e adesso sono tutti uomini; la prima delle donne, Roberta Pinotti, compare infatti al sesto posto. La consuetudine di leader dei ministri si materializza in Graziano Delrio e l’ultimo della classe è, dall’inizio del governo, Angelino Alfano. In ogni modo, nel complesso, questo governo ha una popolarità più costante e dimostra di essere «più squadra» rispetto ai cinque governi precedenti.

Ma cosa ha fatto di buono questo governo? Lo abbiamo chiesto agli elettori e loro puntualmente ci hanno risposto che tra i provvedimenti del governo Renzi detiene la palma il bonus di 80 euro in busta paga per i lavoratori dipendenti e per quelli a progetto. Seguono, in termini di preferenza, i tagli alla spesa pubblica e il taglio del 10% dell’Irap. Anche la riforma del lavoro, il Jobs Act e gli incentivi connessi alle assunzioni a tempo indeterminato completano l’area di maggior gradimento da parte dell’opinione pubblica. Quindi, più lavoro e meno tasse: queste sono le cose che valgono per la gente. Il resto è silenzio.

Il Quirinale  

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si fa poco sentire dalla gente soprattutto confrontandolo con l’attivismo del suo predecessore Giorgio Napolitano. La sua patente ritrosia a comparire non tarpa le ali alla sua immagine che è piuttosto alta: 6 italiani su 10 si dichiarano contenti della sua presenza al Quirinale. E’ ben vero che qualche punto, attraverso i mesi di gestione del ruolo di Presidente, Mattarella l’ha perso. Ma è sempre costantemente superiore a Scalfaro che aveva una media di 54/55% e non è lontano dagli ultimi momenti di Napolitano che qualche volta, come Ciampi, ha goduto del punteggio di solito riservato ai Re (oltre l’80%).

Le istituzioni  

Chi resta oltre al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio Renzi e ai suoi ministri? Ben poco secondo l’opinione pubblica, che infatti assegna punteggi bassi o in discesa persino a Luigi Di Maio (che in quest’ultimo mese ha perso alcuni punti in termini di fiducia). Quanto agli altri, il 27% assegnato a Beppe Grillo, il 21% assegnato a Matteo Salvini e il 14% assegnato a Silvio Berlusconi sono piuttosto poco: un’opposizione all’attuale governo è tutta da costruire, e senza un’opposizione seria, un governo serio perde colpi.

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