Hillary vola nei sondaggi spinta anche dall’aggressività di Trump

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Dopo il secondo duello televisivo e la diffusione del video con le frasi sessiste, Donald Trump precipita nei sondaggi La strategia aggressiva nel confronto con Hillary Clinton porta più consensi alla candidata democratica che però non è riuscita a sferrare l’affondo decisivo. Pur prevalendo sui contenuti, l’ex segretario di Stato ha peccato di incisività e ora deve cercare di incassare la vittoria entro il terzo dibattito per evitare dinamiche imprevedibili.

Trump sceglie la rissa e va a caccia dei voti dei bianchi arrabbiati

Il tycoon attacca e rinuncia a inseguire gli indecisi. Il leader repubblicano Ryan si sfila: non lo aiuterò

ST. LOUIS – Donald Trump è sopravvissuto al dibattito di St. Louis, ma ieri mattina la leadership del Partito repubblicano lo ha lasciato solo. Lo Speaker della Camera Ryan, quarta carica dello Stato e massimo esponente del Gop, ha parlato con i colleghi parlamentari e ha annunciato che da ora in poi non difenderà più il candidato. Non toglierà il suo supporto, ma non muoverà un dito per farlo eleggere, concedendo di fatto la sconfitta, mentre un sondaggio del Wall Street Journal rivela che il vantaggio di Clinton su Trump a livello nazionale è salito a 11 punti.

Dopo lo scandalo dell’audio in cui Trump insultava le donne, decine di repubblicani, da Condoleezza Rice a John McCain, gli avevano voltato le spalle. La leadership del partito gli chiedeva di usare il dibattito per mostrarsi sinceramente pentito al Paese, e quindi cercare di voltare pagina puntando sui temi concreti della sua campagna, come il rilancio economico e la sicurezza. Donald però ha scelto di seguire la strada opposta. Si è presentato al dibattito con tre donne che avevano accusato Bill Clinton di molestie sessuali, Paula Jones, Kathleen Willey e Juanita Broaddrick, e ha liquidato le parole del suo video come «chiacchiere da spogliatoio». Subito dopo è andato all’attacco, dicendo che se diventerà presidente nominerà un procuratore per investigare Hillary, che dovrebbe «essere in prigione».

 

Questa linea della rissa non è un caso. Trump aveva due possibilità: cambiare messaggio per cercare di allargare la sua base e conquistare i voti degli indecisi, in particolare le donne sposate e con istruzione superiore, oppure puntare tutto sui bianchi arrabbiati della classe media e bassa, che lo hanno portato alla nomination. Ha deciso di seguire la seconda strada, scommettendo sulla sua capacità di attirare alle urne una larga fetta del 40% di astensionisti, e così scombinare tutte le analisi e smentire i sondaggi. Il suo vice Pence, nonostante le riserve morali espresse dopo lo scandalo dell’audio, e il fatto che Donald lo abbia rinnegato sulla politica verso la Siria e la Russia, ha deciso di seguirlo e ha negato di aver mai considerato di abbandonare il ticket.

 

Il leader della Camera Ryan, invece, pensa che a questo punto non solo Trump non ha più possibilità di vincere, ma rischia di trascinare l’intero partito nel baratro, facendogli perdere il Senato e forse anche la Camera. Perciò, come ha detto la sua portavoce, «lo Speaker dedicherà il prossimo mese a concentrarsi interamente sulla protezione delle nostre maggioranze congressionali». Non ritirerà il supporto a Donald, ma nemmeno lo aiuterà: se vince da solo bene, sennò pazienza. Una scelta ipocrita per alcuni parlamentari, che si sono ribellati: «Se Trump va male, andiamo male anche noi. Non bisogna essere scienziati per capirlo». Questi però sono deputati e senatori che vivono in distretti e Stati molto favorevoli a Donald, e quindi Ryan li ha ignorati, per proteggere invece quelli in bilico. Trump gli ha risposto subito a modo suo, via Twitter: «Ryan dovrebbe pensare a risolvere problemi come il bilancio, il lavoro e l’immigrazione, invece di perdere tempo a combattere il candidato repubblicano». La frattura, dunque, è insanabile. Così Donald ieri è partito per la Pennsylvania, e oggi sarà in Florida, per combattere la sua battaglia solitaria, sperando che gli elettori scarichino l’establishment e scelgano la sua insurrezione.

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lastampa/Trump sceglie la rissa e va a caccia dei voti dei bianchi arrabbiati PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A ST. LOUIS

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