BANGKOK, Pakistan: molti musulmani vittime attentato al parco

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BANGKOK, attentato al parco – Almeno 70 morti nell’attacco suicida del giorno di Pasqua, diretto nella rivendicazione dei talebani alla comunità cristiana. Si segue la pista del sabotaggio al governo secolare di Sharif, che è tornato ad attaccare le spinte fondamentaliste

BANGKOK – C’erano 29 bambini e sette donne tra le settanta vittime confermate dell’attacco suicida di domenica sera nel grande parco Gulshan-e-Iqbal della città pachistana di Lahore. Almeno 14 vittime sono state identificate come cristiane e 44 come musulmane, secondo la polizia di Lahore. Altri 12 corpi non sono stati identificati. Pare che anche la maggioranza dei 340 feriti fossero musulmani, sebbene la rivendicazione di un gruppo fondamentalista abbia indicato come obiettivo “i cristiani”, raccolti nel giorno di Pasqua con altri cittadini nei giardini pubblici tra altalene, aquiloni e banchetti di dolciumi.

A farsi esplodere con ben 28 chili di tritolo addosso è stato un 28enne, Muhammad Yousaf, da Muzaffargarh. Era insieme ad altri tre uomini fermati durante un controllo e tutti fuggiti all’esterno del parco tranne Yousaf. Di lui si sa che da due mesi aveva interrotto i contatti con la famiglia, anche se quattro fratelli e uno zio sono subito stati arrestati come sospetti complici durante un rastrellamento nel Sud Punjab, la nuova frontiera filo talebana dove negli anni sono fiorite incontrollabili centinaia di madrassa sunnite ultra-ortodosse.

Gli investigatori hanno ancora qualche dubbio sulla pista della rivendicazione di Jamaat ul-Ahrar, un gruppo già al quinto attentato dalla separazione di due anni fa con il Tehereek i talib, i talebani del Pakistan accusati di essere troppo morbidi e di trattare con il governo una riconciliazione.  Ma molta attenzione è dedicata alla coincidenza nel giorno della strage a Lahore di una violenta manifestazione pro-sharya avvenuta a Islamabad, con quasi 30mila persone all’assalto dei poliziotti di guardia al Parlamento per commemorare un loro “eroe”, appena giustiziato come assassino di un politico “filo-cristiano”. L’episodio accresce il timore di una possibile aperta alleanza tra gruppi di fuoco e masse intolleranti normalmente pacifiche, istigate contro il governo “secolare” di Nawaz Sharif.

Accusato di indebolire la fede islamica con l’apertura all’Occidente e agli infedeli di altre religioni come quella cristiana – che in Pakistan conta poco più del 2 per cento – Sharif ha reagito con parole di sfida: “Il nostro obiettivo non è solo quello di eliminare l’infrastruttura del terrore – ha detto visitando i feriti della strage – ma anche la mentalità estremista, che è una minaccia al nostro modo di vivere”.

Intanto anche ieri 3000 irriducibili musulmani hanno continuato a tenere sit in e lanciare slogan ai bordi della “zona rossa” di alta sicurezza della capitale, e minacciano di continuare finché non saranno accolte le loro domande. Oltre alla sharya e all’impiccagione della “cristiana blasfema” Asia Bibi, chiedono l’onorificenza pubblica di “martire” alla guardia del corpo Mumtaz Qadri, l’assassino dell’ex governatore del Punjab Salman Taseer. E’ questo delitto di 5 anni fa un altro tassello dell’inchiesta che porta al massacro di domenica nel parco. L’ex governatore Taseer aveva infatti difeso a spada tratta la donna cristiana dalle accuse di blasfemia e chiesto la revisione della rigida legge che prevede la morte per impiccagione. Non fu il solo a essere ucciso per questo. Un mese dopo di lui, anche l’unico ex ministro cristiano del governo nazionale, Shahbaz Bhatti, venne assassinato da un ex militante del Tehereek i talib passato all’ala ancora più estrema del movimento talebano.

Asia Bibi, madre di cinque figli, 45 anni, è intanto nel braccio della morte dal 2010 sulla base delle accuse di un gruppo di contadine musulmane che non volevano farle usare un pozzo pubblico del villaggio e l’hanno accusata di aver infangato il nome del Profeta. Convinti che si sia trattato di una vendetta, in suo favore non si erano mossi solo i due politici uccisi, ma i governi di molti Paesi e lo stesso papa emerito Benedetto. Ora il caso sembra tornare al centro di questa nuova fase di tensioni e violenze, che vede da una parte i gruppi filo-talebani indeboliti dalle recenti divisioni, dall’altra la nascita di nuclei di “cani sciolti” se possibile ancora più pericolosi e intolleranti.

Ieri tutti i parchi della città capoluogo del Punjab sono stati chiusi, e nessuno è andato a scuola o in ufficio per la giornata di lutto proclamata dal governo. La situazione è considerata talmente grave che, per la prima volta, il premier Sharif, durante un vertice d’emergenza nella casa di Lahore (feudo del suo potere politico e finanziario), ha preso in considerazione l’ipotesi di far intervenire i militari nei pattugliamenti di luoghi a rischio e nella caccia a sospetti e simpatizzanti. Non a caso una parte del messaggio di rivendicazione dei terroristi era rivolto a lui: “Vogliamo dire al primo ministro Nawaz Sharif che siamo entrati a Lahore”, hanno dichiarato.

vivicentro-cronaca / larepubblica – BANGKOK – Pakistan, molti musulmani vittime dell’attentato al parco. Si indaga su estremismo islamista di RAIMONDO BULTRINI

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