Banche e truffe. Veneto Banca: le risposte che spettano a Bankitalia

La signora Valeria Albergati ha 65 anni, vive a Caprezzo (Verbania), ha una pensione da...

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Banca d'italiaLa signora Valeria Albergati ha 65 anni, vive a Caprezzo (Verbania), ha una pensione da ex insegnante di scuola media e un pacchetto di azioni di Veneto Banca. Quando le ha acquistate, dopo aver venduto le quote della Popolare di Intra, la «sua» banca che nel frattempo era stata assorbita da quella veneta, valevano 5 mila euro, tutti i suoi risparmi. Da ieri i 5 mila euro si sono ufficialmente volatilizzati: puff, carta straccia. La signora Valeria è, si fa per dire, in buona compagnia. Ottantottomila i soci di Veneto Banca rimasti con un pugno di mosche in mano, vittime di chi allo sportello spacciava quei pezzi di carta come «sicuri, a prova di bomba», aumentandone ogni anno il valore a proprio piacimento, senza che nessuna sedicente «Autorità» avesse nulla a che ridire. Centoventimila gli azionisti «azzerati» della Popolare di Vicenza. Oltre 10 mila gli obbligazionisti truffati da Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFe.

Banche salvate, in crisi, in trasformazione, a corto di capitale. In cerca di nuova leadership o in procinto di unirsi.

Il credito come terreno di scorribande di affaristi e potentati locali, politici trombati e riciclati, prenditori più che imprenditori. Tutti a banchettare sulla pelle dei piccoli risparmiatori, vittime sacrificali di un sistema pieno di regole, puntualmente disattese.

Quello a cui si è assistito ancora di recente è la sottile arte del distinguo. Uno dei suoi cultori è il presidente della Consob, Giuseppe Vegas. Suo l’irresistibile ossimoro in base al quale i prospetti informativi (riferiti alle obbligazioni subordinate emesse dai quattro istituti di credito poi falliti) spiegavano bene ma, al tempo stesso, i cittadini non erano informati. È evidente che le due cose insieme non funzionano, ma Vegas è andato avanti come se niente fosse, con grande sprezzo del ridicolo.

Oggi ci sono le attese considerazioni finali del governatore di Banca d’Italia. C’è chi spera di ascoltare finalmente parole chiare, precise e pungenti. Adeguate alla necessità di scrollarsi di dosso il peso di pagine buie con un’operazione trasparenza diretta a clienti e consumatori. Perché se il salvataggio di Popolare Vicenza sembra ormai avviato, su Veneto Banca non mancano le ombre. Banca Carige è tuttora nel mirino della Bce dopo i danni dell’era Berneschi e un risanamento appena accennato, nonostante siano stati bruciati 2 miliardi e mezzo di capitale e il titolo abbia perso in 12 mesi oltre il 74%. E lo stesso colosso Unicredit non è che sia proprio ben messo, in attesa del ribaltone al vertice.

Nelle ultime due assemblee, Vincenzo Visco ha puntualizzato con pignoleria qual è il ruolo di Bankitalia e quali sono i compiti e le responsabilità della Vigilanza. Oggi farà lo stesso, probabilmente accentuando le sue critiche al sistema del bail in che ancora brucia sulla pelle dei correntisti delle quattro banche fallite. Magari spiegherà che sull’intero sistema creditizio pesano 360 miliardi di euro di crediti deteriorati a fine 2015 (il 18,1% del totale dei crediti verso la clientela), di cui quasi 200 miliardi sono di sofferenze lorde. E aggiungerà che nonostante le rassicurazioni, gli accantonamenti, i collaterali e tutto quello che viene messo in bella evidenza nei bilanci per cercare di tenere calmi i mercati, le sofferenze nette sono comunque 83,6 miliardi.

Il tema banche, la solidità del sistema, la trasparenza e credibilità appannate, sono argomenti di cui ormai si discute in famiglia, al bar, sui luoghi di lavoro. Non più solo nelle austere e un po’ polverose stanze di palazzo Koch. Le autorità di vigilanza dei mercati fra i tanti problemi da risolvere hanno pure quello di recuperare per intero la loro credibilità. Ma questo dipenderà anche dalle risposte che Visco riuscirà a dare alle tante, troppe signora Valeria che in questi anni hanno perso tutti i loro sudati risparmi.

vivicentro.it/cronaca –  lastampa/Banche e truffe. : le risposte che spettano a Bankitalia TEODORO CHIARELLI

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