Blitz contro l’Ong tedesca Jugend Rettet: sequestrata la nave Iuventa

La Procura di Trapani sequestra la nave della Ong tedesca ”Jugend Rettet” impegnata nei soccorsi ai...

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La Procura di Trapani sequestra la nave della Ong tedesca ”Jugend Rettet” impegnata nei soccorsi ai migranti. Gli inquirenti nutrono “gravi indizi sugli equipaggi” che avrebbero agito in accordo con i trafficanti di uomini.

“Accordi con i trafficanti di uomini”. Sequestrata nave dell’Ong tedesca

La Procura di Trapani: gravi indizi sugli equipaggi della Iuventa, possiamo provarlo. Migranti recuperati davanti alla costa africana e barconi riconsegnati ai libici

ROMA – Lunedì pomeriggio l’Ong tedesca Jugend Rettet non ha firmato il Codice di condotta voluto dal Viminale in accordo con l’Unione europea, perché contraria alla presenza della polizia giudiziaria a bordo della Iuventa. Un rifiuto che ora pesa come un macigno di fronte all’inchiesta della procura di Trapani e della polizia che travolge l’Ong con la pesante accusa di «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». La nave Iuventa, battente bandiera olandese, ieri è stata sequestrata nel porto di Lampedusa su ordine del gip Emanuele Cersosimo.

Al momento il fascicolo è ancora a carico di ignoti e riguarda almeno tre episodi, avvenuti il 18 e il 26 giugno scorsi e il 10 settembre 2016. Ma non sono esclusi nuovi sviluppi di indagine, anzi. «Sulla nave si sono alternati diversi equipaggi – precisa il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio – e al momento non pare abbiano percepito compensi».

Per il resto, il quadro è davvero desolante. Con il team della Iuventa che interviene praticamente a ridosso delle coste libiche, arrivando persino ad una distanza minima di 1,3 miglia, per caricare i migranti trasportati dai trafficanti. Questi sono stati fotografati mentre scambiano i saluti con l’equipaggio dell’Ong e se ne tornano tranquillamente in Libia riprendendosi il motore del gommone. E in alcuni casi il viaggio di ritorno degli scafisti viene persino agevolato dall’Ong.

Le indagini della squadra mobile di Trapani e dello Sco (il servizio centrale operativo della polizia) hanno scoperchiato un sistema di collusione tra i trafficanti di esseri umani e l’equipaggio della Iuventa. Ma non basta. Emerge anche uno spaccato inquietante, in termini più generali, con le Organizzazioni non governative interessate più che altro a raccogliere fondi e donazioni. Per non parlare di singolari «volontari» che in realtà arrivano a guadagnare fino a 10 mila euro al mese.

L’intesa tra l’equipaggio della Iuventa e i trafficanti è stata certificata da intercettazioni, fotografie – grazie anche a un agente di polizia sotto copertura a bordo di una nave di un’altra Ong vicina – e testimonianze di due operatori della Vos Hestia, imbarcazione della Ong Save the Children. Ecco dunque emergere situazioni in cui i migranti spesso non vengono salvati, ma consegnati dagli scafisti agli attivisti della Iuventa. In particolare sono tre gli episodi specifici agli atti dell’inchiesta. Ma ve ne sono altri che secondo il procuratore Cartosio e il pm Andrea Tarondo configurano come «abituale» il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Le indagini sono state avviate nell’ottobre del 2016, e hanno avuto ulteriori accelerazioni a giugno. Utili si sono rivelate le testimonianze dei due attivisti vicini a Save the Children. Ritenute peraltro genuine perché anche i due sono stati intercettati e le loro parole in privato rispecchiavano i loro racconti ufficiali forniti alla polizia e ai magistrati. «In un soccorso datato 10 settembre 2016 – ha spiegato uno dei due operatori ai pm – abbiamo notato che durante un trasbordo dalla Iuventa alla nostra nave di 140 migranti soccorsi da quella imbarcazione, si allontanava un gommone dirigendosi verso le coste libiche con a bordo solo due uomini di colore. Questa circostanza ci faceva ritenere che l’equipaggio della Iuventa avesse trasbordato i 140 migranti dal gommone che rientrava sulla costa con a bordo gli scafisti». Della circostanza venne informato l’Aise.

Stessa cosa sarebbe accaduta il 14 febbraio 2017. Il secondo operatore della Ong ha raccontato ai pm che durante le operazioni di soccorso «un legno di sei metri, con due persone di colore a bordo, si sarebbe allontanato dalla Iuventa verso le coste libiche a forte velocità».

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foto dalla pagina FB della Jugend Rettet

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